Latte alla curcuma tra mito e realtà

Girovagando per internet avrete sicuramente sentito parlare del “golden milk”, o latte alla curcuma e delle sue decantate proprietà. Premettiamo che la polvere di curcuma, con la quale si prepara questa bevanda, si ottiene dal rizoma della pianta stessa, nella quale troviamo al massimo un 3% in curcumina (sostanza che vanta innumerevoli proprietà come già spiegato in un precedente articolo).

Analizzeremo ora la metodica di preparazione del “golden milk”, alla luce dei recenti studi sulla biodisponibilità della curcumina, e delle tecniche farmaceutiche atte ad aumentarla.

Prendiamo la ricetta tradizionale del “golden milk”  (Haldi Doodh)

Ingredienti

  • ¼ di tazza di curcuma (polvere del rizoma)
  • ½ tazza d’acqua
  • 1 tazza di latte
  • un pizzico di pepe nero o di ghee (burro indiano chiarificato)
  • miele

La preparazione del latte d’oro alla curcuma è molto semplice:

  • Bollite l’acqua insieme alla curcuma mescolando lentamente fino a che il composto non si asciuga e diviene un pochino più denso. Una volta pronta, la miscela può essere conservata in frigorifero e utilizzata per più giorni.
  • Per ogni tazza di latte d’oro che si vuole preparare è necessario mescolare ¼ di cucchiaino del composto realizzato con la curcuma in una tazza di latte e il pepe
  • Si riscalda a piacimento e infine si aggiunge il miele, in quantità variabile a seconda dei gusti

Cominciamo a commentare: la curcumina ha un gigantesco problema di solubilità in acqua, per la qual cosa è scarsamente assorbibile e difficilmente riesce a passare nel sangue ed esercitare i suoi benefici effetti in organi del nostro corpo diversi dallo stomaco e dall’intestino. Quindi le vantate proprietà antinfiammatorie ed antitumorali resteranno solo sulla carta se assunta senza nessun trattamento che ne aumenti la biodisponibilità. Buona parte delle ricerche scientifiche sulla curcumina ultimamente vertono a trovare metodi che appunto ne aumentino la solubilità e quindi appunto la biodisponibilità. Non è tanto quindi il contenuto scarso di curcumina nella polvere del rizoma che non permette di esplicare le vantate proprietà ma il fatto che non si solubilizzi.

Ma qui arrivano le sorprese, se la curcumina contenuta in un quarto di tazza di polvere fosse totalmente biodisponibile potremmo sperare di vedere degli effetti farmacologici.

Il primo articolo interessante sulle metodiche per aumentare la biodisponibilità della curcumina riguarda l’addizionarla alla piperina, sostanza contenuta proprio in un componente della ricetta, il pepe nero. Altra metodica utilizzata per incrementare la biodisponibilità della curcumina consiste nel bollirla a lungo a temperature attorno ai 100 gradi (proprio come spiegato nel primo punto della ricetta), e esistono prove che resta attiva anche dopo bollitura. Altra tecnica utilizzata per aumentare la biodisponibilità sempre della curcumina consiste  proprio nell’addizionarla alle proteine del latte vaccino, in quanto  questa si emulsiona in forma stabile con la caseina . Quindi senza voler paventare proprietà curative al gold milk reputo interessante far notare che la metodica tradizionale (non le varianti vegane) fatta col latte di mucca, potrebbe aumentare di molto la biodisponibilità della curcumina, rendendola una piacevole pratica salutistica con delle basi scientifiche a sostegno della metodica di preparazione.

Piccolo consiglio da farmacista per i pazienti diabetici e non, se sostituite il miele con la stevia, io consiglio solo in parte, ma potrete farlo anche completamente, l’assorbimento della curcumina potrebbe aumentare di molto, come un recente articolo dimostra.

 

Leave a reply